Il leccaculismo
Bentornati tra i miei angoli smussati.
Il mondo del lavoro rispecchia la società, e in questa società distorta il leccaculismo è una pratica assai diffusa che alimenta l’ego, il più delle volte già spropositato, di chi comanda e tira le redini.
A questi signori piace essere venerati come delle divinità, e i vermi striscianti lo sanno e cercano di sopperire alle proprie carenze professionali allungando la lingua e leccando a più non posso. E la cosa triste sapete qual è? Che spesso la loro strategia risulta non solo efficace ma addirittura vincente. Chi premiare? Il leccaculo, ovvio. Chi elogiare? Il leccaculo, no?
E il leccaculo, lusingato da tanta generosità, si trasformerà in un giannizzero che farà di tutto per compiacere il proprio padrone. E che deriderà e prenderà a calci i colleghi che si rifiutano di srotolare la lingua ma che, a differenza del leccaculo, sono provvisti di eccellenti qualità professionali. Che tuttavia non si rivelano sufficienti, perché in questo mondo capovolto le cose funzionano al contrario. La qualità principale, spesso richiesta anche se non in modo esplicito, è saper lusingare il superiore, anche a costo di sparlare degli altri pur di emergere. Perché il bravo leccaculo deve mettere da parte i sentimenti e agire senza mostrare pietà, infischiandosene dei rapporti umani di amicizia, se questi rischiano di intaccare l’ascesa verso il potere. Quello che chi comanda non sempre capisce è che la spiacevole abitudine di gratificare il leccaculo avrà delle conseguenze. Due su tutte. La prima: col tempo, il leccaculo, a forza di strisciare verso l’alto, arriverà in cima e farà di tutto per prendere il posto del capo; e per riuscirci lo getterà dalla piramide, senza alcuna pietà. Due: premiare il leccaculo contribuirà a formare una società di incompetenti; incompetenti che raggiungeranno sì la vetta ma che poi non saranno in grado di prendere decisioni in grado di accrescere il benessere della collettività. Anzi, con tutta probabilità la diminuiranno. Perché per ricoprire determinati ruoli servono competenze e capacità, e srotolare la lingua non rientra tra queste.
Altra caratteristica del leccaculo è che spesso si rivela una persona viscida, che agisce sotto traccia, e che altrettanto spesso è privo di personalità, perché pur di mostrarsi compiacente è disposto a sotterrare il vero se stesso per diventare quello che chi comanda vuole che sia. Leccaculismo e dignità viaggiano su due strade parallele che non si incontreranno mai. Ma in questa società ogni azione, anche la più vergognosa, viene giustificata dall’obiettivo. Se essere così ti consente di arricchirti, allora agli occhi degli altri diventi automaticamente un figo e un modello da imitare. E ancora una volta le persone meritevoli, quelle oneste e capaci, quelle che non hanno bisogno di mettersi in mostra perché sicure delle loro qualità, quelle che aiutano gli altri anziché tradirli, vengono messe in un angolo e dimenticate. Come un gioco rotto che non piace più.
Finché esisterà la convinzione che denaro e potere vengono prima di ogni cosa, e che il leccaculo è un essere furbo perché con il suo metodo riesce a raggiungere l’obiettivo, allora sarà difficile, quasi impossibile, debellare il morbo del leccaculismo. E la nostra società rischierà di andare ulteriormente a rotoli. Più a rotoli di così? È possibile, fidatevi.
Il rimedio? Evitiamo che il leccaculo ci calpesti. Non permettiamo agli incompetenti di sedere sul punto più alto della piramide. Ribelliamoci. Anche noi siamo parte della società e abbiamo il sacrosanto diritto di far sentire la nostra voce.
Cosa ne pensate? Scrivetelo nei commenti.
Un caro saluto smussatori di angoli.
(Immagini scaricate gratuitamente da Pixabay.com)
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